Campo da golf: tee, fairway, green, buca. Caratteristiche e zone di gioco

Il campo da golf è quel luogo caro ad ogni appassionato golfista, dove si pratica questo sport.

Le sue caratteristiche sono molto variabili, dipendenti in primo luogo dall’ambiente nel quale è ubicato, che ne condiziona le dimensioni e peculiarità.

Ma ci sono anche elementi presenti in ogni percorso da golf. Vediamoli nei dettagli.

campo da golf
Campo da golf visto dal’alto – pixabay

Campo da golf: caratteristiche principali

In generale, in Italia ci sono per lo più campi da nove o diciotto buche.

Sono questi i percorsi più comuni, sui quali si svolgono molte gare dilettantistiche. In generale, il numero di buche è sempre un multiplo di 3 e varia in genere da 3 a 36. Esistono quindi anche piccoli percorsi di 3 o 6 buche, semplici pitch&putt dedicati alla specialità del gioco corto, ma sono pochi e meno diffusi degli altri.

Nella maggior parte del mondo, quando si parla di classico campo di golf si intende quello a 18 buche, sul quale si svolgono anche i tornei professionistici.

All’interno di un golf club (anche detto comunemente circolo) poi, ci possono essere anche più di un percorso, per un totale ad esempio di 27 o 36 buche. Molto dipende dall’area a disposizione sulla quale è dislocato; difficilmente è il caso di campi ubicati vicino alla città, di solito più piccoli, bensì di quelli che sfruttano i tanti ettari di terreno di un luogo in mezzo alla natura, magari in campagna.

Come detto, base di ogni percorso di golf è la buca, ovvero il tratto da percorrere che va dal punto dal quale viene sferrato il primo colpo (denominato tee di partenza) al punto finale (anche questo definibile come “buca”), dove va a finire la pallina da golf, e contrassegnato da una bandiera.

Le buche sono numerate e presentano un diverso grado di difficoltà e lunghezza, caratteristiche specificate nel cartellone che appare accanto al tee di partenza.

Lungo la zona che va da tee a buca si distinguono diverse zone del campo da golf. Vediamole una ad una.

Tee di partenza

Con questo termine si intende l’area di partenza nella quale viene collocata la pallina sul tee (che può essere di plastica o legno), il cosiddetto chiodino del golfista. Si tratta dell’unico punto nel quale la pallina può essere posizionata sopra il livello del terreno di gioco. Il punto specifico di partenza è delimitato da due battitori (detti anche tee marker), di diverso colore se si tratta di una partenza specifica per professionisti uomini o donne (distanza maggiore rispetto agli amateur, e rispettivamente colore bianco e blu), oppure dilettanti uomini o donne (dalla distanza minore per ovvie ragione di diversa capacità muscolare, con colore giallo e rosso).

Tee di partenza – pixabay

Se inavvertitamente in gara il golfista posiziona tee e pallina oltre i battitori, incappa in due colpi di penalità.

Ci sono tee di diverse altezze, più alti per colpi con la mazza da golf con la testa più grande e adatta per grandi distanze – il driver – sui par4 o par5 (cioè le buche più lunghe, da concludere rispettivamente in quattro o cinque colpi), o più bassi per colpi con legni o ferri.

A questo link una tabella delle distanze, che fa capire quanti metri è possibile fare a seconda del tipo di mazza da golf prescelta.

Fairway

Letteralmente, in lingua inglese fair significa leale, mentre way vuol dire via.

Il fairway è dunque la “via migliore”, cioè l’area di erba accuratamente rasata nella quale la palla si posiziona in maniera ottimale, in quanto l’influenza dei ciuffi è minima. Si tratta di un’area molto estesa sia in lunghezza che in larghezza, centrale rispetto alla posizione della buca, e che di solito va dal tee di partenza fino al green.

Palla in fairway – pixabay

Nei par 4 e par 5, quando non si arriva direttamente in green col primo colpo, partire centrando il fairway è di assoluta importanza per non incappare in problematiche di vario genere che possono portare a chiudere la buca con un numero di colpi maggiore rispetto al par: + 1 (bogey), + 2 (doppio bogey), + 3 (triplo bogey), e via a salire.

I fairway possono non essere diritti, ma curvare, si parla in questi casi di dogleg a destra o a sinistra.

Rough

Il rough (dall’inglese roghtly) è la zona che circonda il fairway, la cui caratteristica è l’erba alta. Quest’ultima influisce negativamente sul colpo, interferendo in modo importante sul contatto tra palla e testa del bastone da golf.

Il rough può essere di diversa altezza – alto, medio o basso -, diversa consistenza e direzione dei ciuffi d’erba, tutte caratteristiche che influiscono quindi sulla qualità e difficoltà del colpo da eseguire, per il diverso lie (posizione) della palla.

rough
Erba alta – foto pixabay

Per uscire dal rough è necessario adottare alcuni accorgimenti tecnici, indicati in questa guida.

Agli estremi del rough, ci possono essere dei paletti bianchi che indicano il cosiddetto fuori limite, oltre il quale la pallina non viene più considerata in gioco ed il giocatore subisce la conseguente penalità di un colpo se in gara. Con la necessità di tornare a ripetere il colpo dal medesimo punto.

Ostacoli d’acqua o di altro tipo

Un campo da golf presenta poi numerose altre insidie.

In primis gli ostacoli d’acqua: mare, laghi, ruscelli, corsi d’acqua nei quali la palla può finire, costringendo anche in questo caso il giocatore in gara a subire una penalità, a meno che non trovi la palla e decida di colpire da lì (in questo caso senza toccare prima l’acqua stessa con la mazza).

Ostacolo d’acqua – pixabay

L’ostacolo d’acqua è delimitato da paletti rossi se ostacolo laterale, oppure gialli, con diverse procedure di droppaggio (ovvero il riposizionamento della pallina finita in ostacolo). Ogni situazione rimanda alle diverse regole del golf, studiate per ogni specifico caso, compresi quelli di acqua occasionale o terreno in riparazione.

Altra tipologia di ostacolo sono i bunker, ovvero delle aree circolari o ellittiche di sabbia, posizionate a difesa del green o in prossimità dei fairways. Una curiosità: questi tradizionali solchi sono nati in Scozia, patria del golf, per mano delle pecore di razza Scottish Blackface che li scavavano per ripararsi dal forte vento tipico dei campi da golf denominati “links”.

Ecco come uscire da un bunker.

Anche foglie o rametti sono ostacoli che si trovano in campo, denominati impedimenti sciolti – in quanto rimovibili dal giocatore se la pallina non subisce spostamenti – oppure inamovibili, come strutture artificiali del golf club, irrigatori, muretti, eccetera.

Possono essere considerati “ostacoli” anche le condizioni atmosferiche, che influiscono sulla performance: caldo e sole, pioggia, soprattutto il vento, capace di modificare il volo di palla.

Green

Ed eccoci al green, l’area finale all’interno della quale si trova la buca nella quale la nostra pallina deve concludere la sua corsa. È la zona più rasata in assoluto, questo per permettere il rotolo alla palla, che sul green viene colpita per mano dell’apposita mazza denominata putter. Solitamente, un green presenta pendenze di vario genere che rendono difficile il colpo del putt.

Buca con bandiera sul green – pixabay

Ogni percorso di golf presenta un numero totale di colpi (il cosiddetto course rating) entro il quale chiudere il gioco in par.

Nel caso di giocatori dilettanti, esistono diverse gare: le più comuni sono stableford, ovvero gare che oltre un totale di colpi obbligano il giocatore a segnare X sullo score, oppure medal, cioè gare che contano il numero effettivo di colpi. Queste sono le modalità più utilizzate, poi ci sono anche gare a coppie, louisiana, o match play.

In ogni caso, il fattore che interviene ad incidere sul punteggio del giocatore è l’handicap del giocatore, ovvero il grado di abilità certificato. A seconda dell’handicap, varierà anche il numero di colpi concessi al golfista su quel determinato campo da golf.

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