Un ricordo di Simone Nozzoli, golfista gentile

Sui campi da golf si incontrano tante persone, ma sono poche quelle che rimangono impresse. E Simone Nozzoli era una di quelle. Per una serie di qualità rare nel mondo di oggi: gentilezza, solarità, disponibilità, bontà, educazione.

Non è certo retorica il grande cordoglio per la sua prematura scomparsa arrivato da tutto il pianeta del golf toscano e non solo, da quello del calcio e del giornalismo, dai tanti amici, colleghi e conoscenti. Tutti d’accordo nel riconoscere il valore della persona.

Ricordo i primi anni golfistici in cui ho incontrato Simone nel corso di molte gare dilettantistiche, soprattutto al Parco di Firenze e al Golf Club San Miniato. Era sempre un piacere condividere con lui le buche, parlando delle passioni comuni come il golf, la Fiorentina ed il calcio, il giornalismo e la scrittura. Pur non essendo amici stretti, avevamo argomenti che ci avvicinavano, e ogni volta il suo sorriso accogliente preparava il terreno del dialogo e della condivisione.

In questi anni, dopo la sua carriera nel mondo del giornalismo – nel quale emergeva per competenza ma soprattutto per quella serie di qualità citate in precedenza, rare nella società, ma ancor più nella nicchia specifica dei mass-media, dove spesso non si guarda in faccia nessuno in nome dello scoop -, aveva fondato quel Toscana.golf presto diventato un punto di riferimento per il golf toscano, con resoconti puntuali sulle gare regionali. Era sempre un piacere ritrovare sul sito l’articolo di quel giorno in cui il Dio del golf si era impossessato di me facendomi vincere la gara, o magari dell’amico Nick capace di una hole-in-one, o ancora dello sconosciuto coi suoi 45 punti stableford. Un grande sostegno nello sviluppo e nella conoscenza di uno sport spesso snobbato per pregiudizi e luoghi comuni.

Ricordo quando l’estate del 2022 ci ritrovammo casualmente in gara al Golf Club Toscana, Il Pelagone. Abbronzati dai raggi del sole d’agosto ci salutammo calorosamente, felici di quella compagnia. E scattammo un selfie pieno di sorrisi, di gioia, di consapevolezza per essere lì a condividere la passione comune.

Voglio ricordarti così Simone, abbronzato e felice, strabordante di vita. Finché ci verrà dato il nostro tempo, giocheremo anche per te che non avresti mai voluto smettere, porteremo in alto il golf con tutta la nostra visceralità, ma sempre nel nome della gentilezza di cui tu eri un esempio golfistico perfetto.

Proprio oggi, ho assistito all’omelia della Messa di Pasqua a scuola di mia figlia, e il sacerdote ha sottolineato l’importanza del linguaggio quotidiano, che non deve mai ferire l’altra persona. In quel momento ti ho pensato, per la tua gentilezza d’animo indelebile, per quelle parole sempre al posto giusto, esattamente come quelle che scrivevi nei tuoi pezzi.

Non posso che riportare anche altrettante parole lette proprio nei giorni scorsi sulla mitezza, a cui non posso che associarti.

“La mitezza consiste nel lasciar essere l’altro quello che è. È il contrario della protervia e della prepotenza. Il mite non entra nel rapporto con gli altri con il proposito di gareggiare, di confliggere, e alla fine di vincere.

Ma la mitezza non è remissività: mentre il remissivo rinuncia alla lotta per debolezza, per paura, per rassegnazione, il mite invece rifiuta la distruttiva gara della vita per un profondo distacco dai beni che accendono la cupidigia dei più, per mancanza di quella vanagloria che spinge gli uomini nella guerra di tutti contro tutti. Il mite non serba rancore, non è vendicativo, non ha astio verso chicchessia. Attraversa il fuoco senza bruciarsi, le tempeste dei sentimenti senza alterarsi, mantenendo la propria misura, la propria compostezza, la propria disponibilità. Ecco quel ‘potere su di sé’ di cui abbiamo già sentito.

Il mite può essere configurato come l’anticipatore di un mondo migliore. Egli non pretende alcuna reciprocità: la mitezza è una disposizione verso gli altri che non ha bisogno di essere corrisposta per rivelarsi in tutta la sua portata. Amo le persone miti, perché sono quelle che rendono più abitabile questa “aiuola”, tanto da farmi pensare che la città ideale non sia quella fantastica e descritta sin nei più minuti particolari dagli utopisti, dove regna una giustizia tanto rigida e severa da diventare insopportabile, ma quella in cui la gentilezza dei costumi sia diventata una pratica universale“. [Norberto Bobbio – Elogio della mitezza, 1994]

Ciao Simone, grazie della compagnia e del lavoro svolto nel nome dello sport che tanto amiamo.

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